Trama:
Chiara è una donna di quarantacinque anni, laureata in filosofia e di
professione bibliotecaria. Si sente paralizzata nella sua vita e ha un
disperato bisogno di ascolto. Con queste premesse si rivolge a Sofia, una
psicoterapeuta sua coetanea, con un'angosciante richiesta: "Non voglio
morire". Accompagnando Chiara in questo cammino irto di difficoltà, che
inizia proprio dal ricordo di episodi traumatici della sua vita, anche l'altra
donna avrà l'opportunità di riflettere sul suo lavoro e sulla sua vita. Allora
Sofia prende Chiara per mano e si pone davanti a lei come uno specchio
chiarificatore, tentando di riportarla su, lontana dall'abisso nel quale era
sprofondata. Una storia di rinascita, ma anche un romanzo introspettivo, che
dimostra quanto la consapevolezza della propria interiorità sia fondamentale
per perdonare e perdonarsi.
Recensione:
"Non voglio morire" si presenta come romanzo dalla trama
particolare, lo capiamo fin da subito che per i temi di dolore e perdono che
andrà a toccare, va avvicinato in punta di piedi, con rispetto, ma lasciando
aperta la porta alla curiosità.
La scrittura di Francesca Ceccherini ci appare da subito accogliente. Corretta,
delicata, scorrevole, ci delizia con tantissime descrizioni che racconto
aspetti diversi. È proprio tramite queste parti descrittive, molto presenti
all'interno dell'intera opera, che possiamo entrare a tutto tondo nell'ambiente
della narrazione e conoscere molteplici aspetti della vita delle due donne
protagoniste.
Sofia la terapeuta, che ascolterà, fungerà da cassa di risonanza e guida e
Chiara, la grande narratrice, che ci permetterà di entrare nelle sue dinamiche
famigliari, per esorcizzare il male, comprenderlo, elaborarlo col fine ultimo
di lasciarlo andare. Sono le due grandi figure del romanzo, sebbene accanto, o
attraverso le loro personali narrazioni, altri entreranno a buon diritto e con
profondità offrendosi al lettore. I capitoli mostrano la vita di Sofia e le
sedute di terapia con Chiara, in una struttura che ci fa immergere nelle
tematiche del libro, che comportano una forte componente emotiva, e poi si
prendere respiro, si torna quasi a galla nel presente, nella vita che scorre.
Le parole di Chiara così sedimentano e con Sofia possiamo ragionarci su,
comprenderle e farle nostre.
C'è logica e consequenzialità nella narrazione, un'apertura sincera.
Impossibile restare impassibili, le parole creano tridimensionali immagini
mentali e cadiamo nel libro. Non si può definire questa una lettura di
evasione: è uno specchio delle nostre esperienze sulle quali possiamo
riflettere confrontandoci con ciò che le due donne ci mostrano. Nessuno di noi
è scevro da esperienze negative, dal dolore e dalla fatica di vivere. Diverse
sono solo le modalità con le quali lo affrontiamo, in base alle risorse naturali
che abbiamo e agli strumenti che il tempo ci ha donato. Ad un certo punto
comprendiamo che "Non voglio morire" è un percorso anche per
il lettore, non solo per le dirette interessate: ecco quindi che quello che ci
ritroviamo tra le mani è un libro più formativo di ciò che potevamo pensare al
principio, una terapia personale per interposta persona. Strano, vero? Eppure è
così. La vita e le sue sfide; il dolore, l'amore e la rabbia e alla fine la
vera sostanza del perdono, quello che fa davvero bene a chi lo riceve, ma
soprattutto a chi lo dona. Non mancano, anzi risultano importanti, riflessioni
sulla fede per un discorso a tutto tondo, sul sostegno che si può trovare
nell'incontro con le giuste persone, nella raggiunta maturità e anche, perché
no, nella religione.
"Non voglio morire" è più di un libro: è un'esperienza.
(Tatiana Vanini)
Citazioni da questo libro:
Le persone sentono, ma poche ascoltano. Per sentire basta semplicemente
usare l'udito, ascoltare, invece, è una forma creativa.
Nuotare a lungo in un mare mosso, minaccioso, in assenza di un
salvagente che ci sostiene, può indurci più facilmente a mollare la presa.
Non esiste perdono senza amore e non esiste amore senza perdono.
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